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Moda senza filtri: la carriera di Silvia Martinetti tra eleganza e autenticità

 


Puoi raccontarci qualcosa della Silvia che non tutti conoscono?

Ho iniziato a lavorare come modella 12 anni fa, quando ancora frequentavo il liceo, perché sentivo il bisogno di esprimere la mia femminilità. Con il tempo, però, l’esplosione dei social media e la conseguente ostentazione di vite perfette e senza problemi — un mondo spesso fittizio e artefatto — mi hanno portata a prendere le distanze da quel settore. Così ho deciso di cambiare rotta e aprire un’agenzia di viaggi di lusso a Londra.

Come ti sei approcciata al mondo della fotografia e della moda?

Tutto è iniziato quando ho incontrato Marta Fendi, che mi ha proposto di fare un servizio fotografico con un suo amico fotografo. Le foto sono piaciute, e da lì è cominciato il mio percorso nel mondo della fotografia della moda.

Come hai superato le tue prime insicurezze?

Alcune insicurezze ci sono ancora: sono una persona timida, ma quando mi trovo davanti a una fotocamera, a un fotografo o a un’intervista per lavoro, questa timidezza scompare. Questo mi ha aiutata a rafforzarmi e, con il tempo, a diventare meno timida anche nella vita di tutti i giorni.

Qual è stato lo shooting o progetto più significativo per te finora?

Il progetto più significativo per me non è stato quello con il brand o il fotografo più famoso, ma quelli che ho creato personalmente, insieme a un mio amico fotografo, ricoprendo anche il ruolo di producer negli shooting. Per me, il vero valore di un progetto sta nella sua creazione da zero: costruire qualcosa di autentico, curare il rapporto con il cliente, guadagnarne la fiducia e offrire servizi di alta qualità.

Quanto è importante oggi per una modella costruire una presenza online?

Io ho iniziato come modella, non come figura social. Oggi, nel 2025, durante un casting fotografico, la prima domanda che ti fanno è quanti follower hai. Questo dimostra quanto il settore sia cambiato e quanto l’immagine online spesso conti più dell’esperienza o del talento.



Cosa ti ha spinto a studiare giurisprudenza?

La mia famiglia non mi ha dato molta scelta, e tra le poche opzioni a disposizione, la giurisprudenza era quella che mi piaceva di più. Mi sentivo più a mio agio in questo ambito.

Come riesci a conciliare lo studio con gli impegni lavorativi nel mondo della moda?

Organizzo la mia settimana con una scaletta: per esempio, dedico un giorno allo studio e un altro alle sessioni fotografiche.

Ti vedi più come avvocato o come modella fra dieci anni?

Come modella e imprenditrice con la mia agenzia di viaggi di lusso a Londra, mi sento molto più a mio agio rispetto al mondo della giurisprudenza, in cui invece mi vedo poco, nonostante le mie capacità. Paradossalmente, il settore legale è molto più difficile per noi donne rispetto a quello della moda.

Durante un anno di tirocinio come assistente legale, ho subito molestie verbali, sguardi insistenti e inviti inopportuni. In più di dieci anni nel mondo della fotografia e della moda, lavorando con fotografi, registi e stilisti, non mi è mai successa nemmeno una situazione simile.

Qual è la tua definizione di successo?

Il successo è avere la disponibilità economica che ti permette di vivere una vita tranquilla. Ma il successo è anche avere il tempo al mattino, non avere orari rigidi e poter gestire la propria vita in autonomia.




Cosa fai nel tempo libero per staccare da tutto?

Nel tempo libero, per staccare da tutto, mi piace andare al mare. È il mio modo per rilassarmi, ricaricare le energie e ritrovare calma e serenità.

Hai una routine quotidiana a cui non rinunceresti mai?

La mattina, prima di fare colazione, mi alleno per circa 30 minuti: 10 minuti di cardio seguiti da 20 minuti di esercizi a corpo libero.

C’è un’esperienza che sogni ancora di vivere?

Ho trascorso un anno di università in California, a Santa Barbara, e il mio sogno è tornare a lavorare lì per un periodo oppure trasferirmi a vivere.

Nel tuo percorso accademico ci sono due anni di college in America. Quei due anni al college cosa ti hanno insegnato? Che esperienza è stata?

Mi hanno insegnato che le persone non devono necessariamente essere invidiose. Ho potuto incontrare persone più libere dal giudizio, più libere di essere sé stesse. L’America mi ha insegnato che c’è posto per tutti e per la bontà.

Hai un’icona di stile o una figura di riferimento nel settore?

A me piace molto Giulia Calcaterra per la persona che è. Ha fatto un lavoro che solo lei è riuscita a fare: partire dalla sua immagine per creare un vero e proprio brand personale. Soprattutto, chapeau a lei, perché è riuscita a mantenere un profilo per niente volgare, ma molto seguito. Oggi è molto difficile crescere sui social senza postare foto almeno un po’ sexy, e chi ci riesce li ammiro davvero tanto.

Che consiglio daresti a una ragazza che si sente insicura ma vuole emergere?

Fate attenzione alle strade facili e alle scorciatoie, perché la via più semplice non è sempre quella giusta. Tenete sempre conto del contesto in cui vi trovate. Non sentitevi subito famose o già arrivate, nemmeno dopo aver lavorato con un grande brand o partecipato a un progetto importante: mantenete sempre un basso profilo.

Cosa vuoi dire a chi leggerà la tua intervista?

Voglio ringraziarle e sperare che in futuro le persone riscoprano valori come la bontà e l’amore per il prossimo, che negli ultimi tempi si sono un po’ persi. A chi è nel mondo della moda, vorrei dire che se ci fosse meno invidia e più collaborazione, ci sarebbe molto più lavoro per tutti. Andare contro gli altri non è produttivo. È un mondo in cui la cattiveria non serve e, soprattutto, non paga; ciò che davvero paga è la bontà e la generosità.






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