Benvenuta Giulia in arte Luce su Victoria’s Grace. Per iniziare come ti descriveresti come artista e come donna in tre parole?
Buongiorno ai lettori di Victoria's Grace. È davvero un piacere potermi raccontare a voi. Se dovessi descrivermi con tre parole, sceglierei: sensibilità, forza e dolcezza.
Qual è il primo ricordo legato alla musica?
Il mio primo ricordo legato alla musica è sicuramente il mio primo saggio con la scuola di musica nella quale studiavo. Avevo 10 anni ero una bambina timidissima e terrorizzata all’idea di esibirmi davanti a un pubblico, sopratutto davanti ai miei genitori! Lo ricordo con tenerezza.
Sei laureata in conservatorio in canto pop-rock. Cosa ti ha insegnato il Conservatorio, oltre alla tecnica?
Il mio percorso in Conservatorio è stato intenso e prezioso. Come in ogni cammino ci sono stati alti e bassi, ma ciò che mi ha lasciato è inestimabile: compagni, colleghi e amici straordinari, con cui ho condiviso emozioni profonde, l’arte ha bisogno di connessioni umane vere. Dal punto di vista tecnico, ho acquisito una conoscenza profonda non solo della mia voce, ma della musica in senso ampio. E poi i professori, alcuni dei quali sono stati per me veri mentori, capaci di trasmetterci l’essenza più autentica del nostro mestiere.
Un artista con cui sogni una collaborazione?
Per quanto riguarda l’Italia amerei collaborare con Mace, grandissimo artista e produttore, Joan Thiele, la sua voce è incredibile, e ultima ma non per importanza, Elisa, una dea!
Andando oltre oceano, i miei featuring dei sogni sono con Billie Eilish e Ariana Grande.
Come ti prepari prima di salire sul palco?
Prima di salire sul palco ho sempre un momento mio, sola con me stessa, che dedico al riscaldamento della voce e alla concentrazione. Non salgo mai sul palco senza aver fatto vocalizzi di riscaldamento.
La tua ultima canzone “oro nero” nasce da…?
“Oro Nero” è nata, come tutte le mie canzoni, da un’esperienza vissuta, poi rielaborata, ma sempre reale nelle emozioni che racconta. Parla di un amore difficile da lasciare, pur sapendo quanto faccia male. Un legame segnato da assenze, incomprensioni, ferite che sembrano non voler guarire.
Tra i tuoi singoli, Permesso e Cristallo si distinguono per forza e intensità: quali sono i messaggi che desideri trasmettere attraverso queste canzoni?
“Permesso” e “Cristallo” sono forse i brani più intensi e personali che ho scritto.
“Permesso” è un inno alla libertà di essere sé stessi, in un tempo in cui tutto viene filtrato dall’apparenza. Viviamo in un’epoca in cui ci si ferma a giudicare un profilo social, mettendo in discussione perfino la credibilità professionale. Con questo brano voglio lanciare un messaggio: andiamo oltre, abbattiamo queste barriere.
“Cristallo”, invece, racconta un amore complicato, fragile appunto, come una teca di cristallo. Un sentimento che fa male a entrambi, ma non sempre siamo fatti per restare.
Hai mai pianto scrivendo una canzone?
Praticamente ogni volta! Ho la lacrima facile.
Il consiglio più bello ricevuto da un mentore?
Il consiglio più autentico che abbia mai ricevuto è anche il più semplice: scrivi di te stessa. In un mondo pieno di maschere, la vera trasgressione è raccontarsi per ciò che si è, con verità e senza filtri.
Hai avuto l’onore di aprire il concerto dei Negramaro allo stadio San Siro: una parola per descriverlo?
Trovare una parola per descrivere quello che è stato è molto difficile, ma direi “incredibile”.
Ti rivedi più in una ballata o in un pezzo uptempo?
La mia natura mi porta a prediligere le ballate, ma sto iniziando a scrivere anche brani uptempo, e devo dire che mi piace!
Se la tua voce fosse un colore?
Indubbiamente ROSA
Hai mai pensato di metterti in gioco in un talent come Amici? Cosa ti attira — o ti frena?
Sì, ci ho pensato. Ho anche partecipato a qualche provino per vari talent. Sono una vetrina importante, certo, ma bisogna essere davvero pronti ad affrontare quel tipo di esperienza e tutto ciò che comporta.